Avrai capito – o forse no,
forse è presunzione
questa mia pretesa d’averti trasmesso qualcosa, più
che d’averti convinto: un segno,
rivelazione d’un significato ulteriore, una guida
per il tuo intuito
col quale appropriarti di certe mie ragioni nascoste.
Avrai capito, adesso, mentre grandina un tramonto casuale nelle nostre esitazioni celate dalla libidine
e tu mi racconti che sarà tutto diverso questa volta
che senti anche tu lo stesso canto, anima dei miei giorni.
Avrò capito il tuo sguardo salato di ieri, di domani?
Sarò stata capace di amarti
per le inquadrature spontanee,
per la tua scelta di metterle in fila secondo certi schemi?
E’ tutto un equivoco, l’odio, l’amore
ci si abbandona per divergenze stilistiche – ma lascia che la mia voce ti innamori ancora,
non dire niente
mentre i fenicotteri si appoggiano alle nostre miserie
ridi nelle mie guance
nelle insicurezze del mio cuore;
parlami del vento e lascia che la trama si sveli pian piano,
e il nostro amore sia sapiente montaggio,
amalgami le scene fino all’opera compiuta;
poiché questo è l’amore: sapersi raccontare
la storia che dia un senso ad ogni quadro –
ti ascolto, raccontami questa storia,
lascia che spiova, piano, un poco alla volta.
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