Cassandra da poco

Mangiare, mangiate:
le stesse portate
che già ieri fotografavate.

E condividete
le stesse solitudini, le stesse critiche

ormai incagliati nella rete
recensite, confrontate,
arbitri dell’emergenza
critici di raffinate portate;

a volte ridete.
Ed è tutto

finito
nel dardo del mio sguardo
muta parola si rapprende al suolo di sputi

non lo vedete? Come potete
sciorinare tante sciocchezze, sciolti dalla catena del buon senso,
seguitare a mangiare
le stesse portate,
a postare le stesse storie filtrate,
mentre la Storia scorre cattiva
latte cagliato di rabbia tra le dita dei piedi?

Come potete? Non lo vedete
il tramonto bruno, il corvo
dei tempi neri affaccendato attorno al tavolo?
E seguitate, mangiare mangiate,
la mia sola rabbia è straniera al locale,
straniero il mio solo atterrito stupore:

vorrei avvertirvi, su Tripadvisor,
che a nulla ripara sapor di certezza,
che il corvo ha fame, va a caccia di nervi
grasso con l’odio di gomma pasteggia

indifferenti vi trova, vi scruta,
sarete i secondi, per primo quel crasso
rabbioso rivolgimento di ciò che è stato,
delle saggezze dei secoli di lumi più fulgidi
del presente.

Non mi ascoltereste.

Mangio il mio pane duro di Cassandra,
bevo danzo e non so più che altro:
ma è resistere, non rivoltare.

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Facebook: ritenzione lirica
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