
e diffidenza
verso ogni schema troppo rigido;
sette etti di polemica,
un gusto di ricerca
per la falla nella diga
per la parte mancante nella spiegazione
– forse eccessivo, zenzero
in mano a un cuoco occidentale;una manciata di domande
ricorrenti
talvolta premature
incapaci d’attendere la spiegazione,
che si dispieghi completa,
che lo spettacolo giunga a conclusione:
Perché? o Che accadrebbe però se?
urgenti
anticipo di catastrofi e di bug del sistema,
domande impertinenti dal gusto piccante.
E poi speranza, senza parsimonia
nella possibilità
di raggiungere una coscienza
di rianimare un cuore
un’incrollabile fiducia nella vittoria finale
olio extravergine d’oliva a tenere in piedi la battaglia
ben amalgamata
in ogni sua fase.
Un pizzico di lussuria
ma contenuta
negli sguardi
scoccati come dardi nelle sere estive
sotto ai portici di piazza Vittorio
dietro ventagli di svagatezza
sangue bollente rimescolato
dalla sete della bellezza
noncurante e potente.
E di pazienza, poca, purtroppo:
un cucchiaino appena
in mezzo litro d’ira purissima.
Così mi ha assemblata il caso
o il tempo della vita.
Ma quando cucino io non seguo le ricette
e non saprei rifarmi uguale uguale.
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