Non a mio padre, ciglia lunghe,
rete di speranze,
tali e quali le mie;
neppure alla mia città
casualmente barocca,
marmo austero, porfido
sul cammino della mia sorte.
Non appartengo al mio passato,
all’ordine con cui metto i suoni nella bocca,
a questa vita capitata per caso
o alla casa lilla dove riposo la sera.
A nessun partito politico
o corrente di pensiero,
neanche al tuo sguardo,
né al nome sui documenti
accidente del caso, seppur mio.
Io appartengo alla terra
al mare delle sette di sera
e al profumo del pane;
sono proprietà di queste braccia
lunghe e mobili attorno al viso
nei miei racconti appassionati,
sono figlia di questo corpo
che pure a caso mi contiene.
La mia patria è il blues
sulla pelle nuda,
tra il confine dei lampioni
e dei dipinti sui muri;
e sono iscritta al club
delle sigarette all’alba,
socio fondatore del movimento
per la liberazione dal reggiseno.
Appartengo alla poesia,
analisi a buon mercato,
divisa in versi sulle bocche del mondo
come lumi in processione tra la folla.
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