Sono tornata in sala prove.
Ad ascoltare. Lui canta davvero
e cose che amo; canta per me
ogni volta che canta morde
il fiato, respira blues, sputa stelle.
Chissà che fine hai fatto. Tu.
Avrai certo il colore dei miei forse
nascosto ancora sotto le unghie.
Hai scavato un solco nel mio respiro
la notte in cui è finita; di polvere
ho coltri e mantelle a graffiarmi
a corrodermi ancora oggi. Ma ho
perso il tuo numero: non la fiammella
che di caligine mi incise una mammella.
Ti ho lasciato molto lavoro?
Forse all’istante m’hai scordata.
Avrai saputo trovare la via di fughe
romantiche nei seni d’altre. Luce
sulle macerie m’avrai sbriciolata,
calce frantumata e poi masticata,
nella notte una ruspa m’ha scorticata.
Altri ti hanno poi visto tutto intero,
nudo e crudo, perfetto in potenza
come fosti forse solo nel fondo del mio ventre?
Tramonta ogni sera sulle mie macerie
il sole; sempre più lontana è la scia
della tua polvere. Alla fine ho traslocato.
M’hai lasciato schegge, scale, do minori
in mezzo al vento. Tutto ha un senso.
Perfino tu.
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