Leccami il cuore
rigettami le stimmate
incise a filo, a pelo
d’acqua, intrise sulle coste.
Sconquassa le mie vene
e fai pure le mie veci
se riesci, prendi il dieci
delle dieci e ventitré
che porta a casa mia
entro la seconda serata,
riscaldo la frittata
davanti alla tivù
vanifica ogni sforzo
dell’atleta che son stata.
Raschia via la giornata
come sai fare, giù.
Ti doneró il mio fiato
incartato di saliva,
regalami la diva
che sai scovare tu
tra queste ossa d’avorio
sulla pelle bianco latte,
le chiavi ormai le ho fatte.
Puoi stringere di più.
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