La strategia di chi non calza ai piedi
le mie stesse scarpe, di chi non combatte
la mia stessa battaglia, la sua falange
apparecchiata leziosa per il tè
– scelta a caso o con studio
per vincere la guerra di quel giorno,
per raccontarsi un’epica in divenire,
per rigirare la lama delle viscere
verso l’esterno, all’attacco,
o, più semplicemente, disposta
per tirare a campare, ancora
quel poco – non è affar mio.
Certe volte ho bisogno di scrivere.
Devo interrompere qualsiasi cosa stia facendo e dare forma a quello che penso, a quello che sento o a quello che intuisco.
Ci sono cose che so scrivere ma non saprei pronunciare o spiegare.
Le parole vengono fuori da sole, e attraversano la rete per raggiungere altre persone.
Alcuni si emozionano.
Le mie parole sono il mio legame più autentico con le persone, il mio personale collegamento con l'arteria del mondo.
Ed è per questo che le scrivo qui.
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