Avevo un vento per le mani,
rosso
– rosso e ocra, liscio –
era un vento di zucchero.
Avevi voglia di me, sapevi
disporre ogni incastro:
era il caldo della cera liquida,
un tempo fuso come il rame
– la porta era stata divelta
a morsi; lungo le sete dei petali
sepali dischiusi
celavano il bocciolo dell’amore.
E avevo per le mani lo scirocco,
il favonio ricadeva tra i miei seni:
dai capelli seminavi l’ora buona
avevi cura
la tua foga era il mio pane.
Poi si è perduto il ritmo
qualcuno ha scoperto il fuoco
non so più che farne
del vento,
s’è fatto freddo; in attesa
per te, resto sospesa – e forse invano,
tutta uno spiffero.
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