Camera con vista

Camera con vista

Vieni a dividere uno sguardo,
a sgranare l’immagine
calibrando l’obiettivo,
pizzica ogni riserva e
suona il mio canto segreto.

Aprimi il cielo con un morso
come una mela tagliata a metà
assembla il mio sudore nel tempo
fammi regina del respiro
musa del tuo odore di muschio.

La mia anima è nel corpo
pallido morbido umido corpo
nessuna parola
o dono saprà cavarla fuori
soltanto un altro
corpo di sensi e vene di sole.

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Incubi

INcubi

Alle due e ventiquattro di una notte qualsiasi
dopo l’amore, la birra e le risa di stelle
mi ha svegliata un temporale.

Ma il cielo è asciutto oltre il confine del mio sterno
non c’è altro tuono che il tamburo del tuo russare
nulla turba la notte degli altri

– erano lampi di consapevolezza
dall’incubatrice del mio cranio.

Vorrei potessi entrare a riaggiustare i pezzi
tecnico del proiettore dietro le palpebre:
riscriveresti la pellicola dei miei incubi
documentario di ricordi distopici
premonizioni male assortite
lacrime abortite che reclamano vita.

Sul tuo petto spengo la pioggia
con la musica del tuo cuore
ninnananna di tamburi.

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