Nelle giornate di sole, nei sorrisi migliori, nei successi, nelle gioie

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La nostra condanna non ha scadenze
ergastolo di rosa e gelsomino.

Per tutta la vita avremo
lacrime da intrecciare ai sorrisi,
Penelopi tesseremo d’incanto
la meraviglia e la nostalgia
fili di trama impalpabile
tra la città e l’aria tersa del cielo.

La nostra condanna è luce nelle tue scarpe larghe
brilla danzatrice ai miei piedi
nel sole di ciascun sorriso

– quei nostri sorrisi vividi, arrotati
da una poesia di abbinamenti inconsueti,
limpidi al punto che quasi danno noia:
un po’ li ho messi nel congelatore
in attesa del nostro incontro –

lenta a scontarsi come tutta una vita
la nostra condanna va pagata intera,
e pazientemente
a testa alta; sfarfalla tra i calici,
suggerisce sotto ai salici
sugge il nettare dalle ore fiorite,
il midollo della vita.

La nostra condanna è la più dolce del mondo,
è la gioia di vivere:
senza poterne condividere
con te.

(La foto é di Michele Vico: passate a vedere le sue splendide foto su Flickr a questo link: https://www.flickr.com/photos/141938949@N02/)

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In una casa mia

43597891_2180387122213084_8854294519173087232_nSono tornata in sala prove.
Ad ascoltare. Lui canta davvero
e cose che amo; canta per me
ogni volta che canta morde
il fiato, respira blues, sputa stelle.

Chissà che fine hai fatto. Tu.
Avrai certo il colore dei miei forse
nascosto ancora sotto le unghie.

Hai scavato un solco nel mio respiro
la notte in cui è finita; di polvere
ho coltri e mantelle a graffiarmi
a corrodermi ancora oggi. Ma ho
perso il tuo numero: non la fiammella
che di caligine mi incise una mammella.

Ti ho lasciato molto lavoro?
Forse all’istante m’hai scordata.
Avrai saputo trovare la via di fughe
romantiche nei seni d’altre. Luce
sulle macerie m’avrai sbriciolata,
calce frantumata e poi masticata,
nella notte una ruspa m’ha scorticata.

Altri ti hanno poi visto tutto intero,
nudo e crudo, perfetto in potenza
come fosti forse solo nel fondo del mio ventre?

Tramonta ogni sera sulle mie macerie
il sole; sempre più lontana è la scia
della tua polvere. Alla fine ho traslocato.
M’hai lasciato schegge, scale, do minori
in mezzo al vento. Tutto ha un senso.
Perfino tu.

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(Ri)cominciare

Ritenzione lirica vuole essere, prima di tutto, uno spazio di condivisione.
L’idea di pubblicare poesie, infatti, nasce dalla consapevolezza della possibilità di uno scambio di emozioni con chi mi legge, come vi ho raccontato nelle Informazioni.

Tra gli incontri piacevoli che sono nati grazie a Ritenzione lirica, c’è quello con Sara Valinotti, autrice di Blufiordaliso.
Questo blog, con delicatezza e grazia, racconta storie, soprattutto di lettura: in solitaria, consigliando titoli interessanti, e in condivisione, riportando le esperienze di Sara all’interno di gruppi di lettura.

Abbiamo pensato di prenderci uno spazio condiviso, per trattare insieme temi di interesse comune. Ogni terzo giovedì del mese leggerete un post a quattro mani, come questo: Ritenzione lirica pubblicherà e consiglierà poesie, poeti e raccolte di versi; Blufiordaliso vi parlerà di libri e di scrittura, suggerendovi titoli e spunti di lettura.

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Non ci resta che partire. E il primo articolo di questa nuova avventura non poteva che essere dedicato ai (nuovi) inizi: cominciare e ricominciare.
Settembre, poi, è un nuovo capodanno per la maggior parte di noi.
Ritorniamo dalle vacanze con energie tutte diverse e tanti buoni propositi, che spesso si trasformano in idee concrete, in progetti che vedono la luce e che ci danno fiducia. A settembre si ricomincia sempre: lo impariamo da piccoli e questa sensazione ci segue per tutta la vita, anche quando la scuola è finita da un pezzo.

Blufiordaliso
Ricominciare con gli amori

Per quanto riguarda il mondo delle letture, beh, settembre è uno dei mesi clou: la rentrée littéraire di inizio autunno rappresenta uno dei momenti topici per l’editoria internazionale, quindi arrivano sugli scaffali delle librerie – e di conseguenza delle nostre case di avidi lettori! – molti nuovi titoli.
Blufiordaliso ve ne aveva già parlato a inizio mese, in un articolo che potete leggere qui, selezionando 12+1 titoli che possono tenerci compagnia per iniziare l’autunno e ricominciare un nuovo anno di letture.
Questi titoli sono stati scelti pensando anche alla lettura condivisa: a settembre, infatti, ricominciano gli appuntamenti dei gruppi di lettura, sempre di più (per fortuna!) e sparsi in tutta Italia. Leggere insieme, conversare su un libro letto da tutto il gruppo, è un momento speciale, che possiamo dedicare a noi e noi soltanto, sapendo di ricavarne ogni volta benefici per l’anima. Non tutti i libri sono adatti per la lettura condivisa: alcuni risultano particolarmente ostici; altri colpiscono così forte al cuore da richiedere un tempo di metabolizzazione molto lungo.
Questi 13 titoli appena pubblicati sono delle valide novità e degli ottimi spunti per la nuova stagione di un gruppo di lettura.

E tra di loro c’è lui, L’amore di Maurizio Maggiani, edito da Feltrinelli per la collana Narratori.
Cominciamo dalla copertina, una fotografia di Bruce Davidson: due amanti che si baciano, mentre camminano. Bianco e nero, l’attenzione tutta concentrata sui corpi.
Bruce Davidson inizia a fotografare ispirato da una frase di Cartier-Bresson:
“Credo che nel corso della nostra vita la scoperta del mondo che ci circonda avvenga di pari passo con la scoperta di noi stessi.”
Inizia così una carriera dedicata tanto ai ritratti intimisti quanto alla fotografia di tipo documentaristico, che però conserva sempre una vena profonda, accentuata dalla scelta del bianco e nero per ogni scatto.

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I due amanti della copertina sono lo sposo e la sposa, coloro che animano la storia di Maggiani.
Una storia che pesca qualche elemento (chissà quanti, in realtà) dalla vita dello scrittore, ma lo fa in modo lieve e imprescindibile: i lettori lo sentono, può essere soltanto così.
È lo sposo l’io del libro. Maurizio Maggiani lo fa parlare passando dalla terza alla prima persona senza che quasi ce ne accorgiamo, ma senza mai toccare il discorso diretto.
Sono riflessioni intime le sue, intrinseche come il bacio sulla copertina, scambiato camminando, un bacio tra due persone che non si fermano nel loro cammino insieme.
Lo sposo passa la sua giornata da solo, in una grande casa descritta attraverso dettagli che ci fanno innamorare degli spazi, dei colori, dell’autunno e delle superstizioni. Cucina per la sposa, pensa alla sposa, si aggira per le stanze e nel giardino e nelle campagne con l’unico scopo di rendere belli i momenti passati con lei. E, per raggiungere l’obiettivo, lo sposo ci narra la sua vita, parlandoci di quando era il figlio del popolo, il fabbro, lo zoppo. Lo fa raccontandoci i “fatterelli”, ripensando ai passati amori così come la sposa desidera ascoltarli, nel sonno inquieto di certe notti. Solo le donne del passato prendono un nome proprio, la Padoan, la Chiaretta, la Mari marina marosa. E Ida la bislunga, colei che ci accompagna fino alla fine del libro: è un momento del passato che ritorna per andarsene, con un messaggio nel presente.
Questo è un romanzo da leggere lentamente, da assaporare. Ogni pagina, ogni capitolo, fino al più lirico di tutti, l’ultimo, Mattina, è una dichiarazione d’amore.
Questo è un romanzo da condividere, perché racconta la vita di un uomo, di un sogno e dei dettagli. E tutto ciò appartiene inevitabilmente alla nostra natura.
Leggiamo un romanzo scritto come una poesia, come una ballata.
Dedichiamoci agli amori per ricominciare.

Ritenzione lirica
Ricominciare è vivere

In generale possiamo descrivere settembre come il periodo giusto per provare a cambiare qualcosa di noi stessi, ad uscire dalla nostra comfort zone. I nostri buoni propositi sono i più vari e, spesso, riguardano il nostro stile di vita: un nuovo corso di ballo, l’immancabile dieta, l’iscrizione in palestra.

Però c’è un problema, diciamocelo: si rischia di cadere.
Quando cominciamo qualcosa di nuovo, non abbiamo esperienza di ciò che ci aspetta e difficilmente i nostri risultati saranno subito eccellenti. E’ più probabile incappare in un fiasco.
Ci toccherà allora ricominciare un’altra volta, ripartendo da dove eravamo caduti. In un succedersi continui di nuovi inizi.
E’ con questo pensiero in testa che ho scritto RICOMINCIATI.

Ricomincia.
Avrai paura di sbagliare i modi, 
danzatrice scoordinata 
sulle note di un samba sconosciuto 

Il souffle’ ti si sgonfiera’ in forno
quel vestito resterà nell’armadio:
undici allenamenti di cardio
non basteranno a piallare una vita
di gelato sdraiata sul divano.

Tu ricomincia.
Se fossi pronta per essere oggi
la donna che sempre hai voluto creare 
il ballo del samba sarebbe finito
non avresti più nulla da imparare
e potresti accostarti stanca alla fine.

Tu invece ricomincia
parti sempre dal via e goditi il viaggio
casca ogni giorno per rialzarti nuova,
sbaglia la strada, scopri nuove vie, 
ama il tuo riflesso mentre piangi
e quando hai finito non domandare
se la lacrima è gioia o dolore,
ricomincia 

riparti da zero,
taglia ancora i capelli 
riprovaci ancora,
spariglia i tuoi sogni,
innamorati del tuo nemico, perdona
e ricomincia un nuovo respiro
una nuova digestione e un nuovo sonno.

Ricominciati sempre
e non finirai mai.

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A chi appartieni?

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Non a mio padre, ciglia lunghe,
rete di speranze,
tali e quali le mie;

neppure alla mia città
casualmente barocca,
marmo austero, porfido
sul cammino della mia sorte.

Non appartengo al mio passato,
all’ordine con cui metto i suoni nella bocca,
a questa vita capitata per caso
o alla casa lilla dove riposo la sera.

A nessun partito politico
o corrente di pensiero,
neanche al tuo sguardo,
né al nome sui documenti
accidente del caso, seppur mio.

Io appartengo alla terra
al mare delle sette di sera
e al profumo del pane;
sono proprietà di queste braccia
lunghe e mobili attorno al viso
nei miei racconti appassionati,
sono figlia di questo corpo
che pure a caso mi contiene.

La mia patria è il blues
sulla pelle nuda,
tra il confine dei lampioni
e dei dipinti sui muri;

e sono iscritta al club
delle sigarette all’alba,
socio fondatore del movimento
per la liberazione dal reggiseno.

Appartengo alla poesia,
analisi a buon mercato,
divisa in versi sulle bocche del mondo
come lumi in processione tra la folla.

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Illuminare responsabilmente

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Avremo tempi di un altro colore,
spaziosi giorni di pensieri, silenzi
nei quali prendere il tempo per riflettere;

avremo tempi di ragione ed ascolto
ricerca della soluzione più giusta;
mediazione prima che azione
il braccio e la voce saranno strumento e non fine
parte di una strategia programmata per la sopravvivenza del cosmo.

Verrete tutti, in quei tempi:
avremo posto anche per gli ignavi
e per chi era in vacanza
per chi voleva cambiare purché si cambi
e per chi si appuntava medaglie di congiuntivi al petto.

Ci sarà spazio per tutti:
per i muti e per i sordi,
per chi si guardava l’ombelico,
per gli alfieri dell’individualismo,
per i fanti della condivisione virtuale,
per chi spezzava il pane e per chi disprezzava le polemiche su Facebook.
Per chi faceva e per chi è fuggito,
saranno i tempi di ciascuno.

È il tempo, sorella,
che abbiamo afferrato per il collo:
per noi quel tempo
scorre già sotto ai piedi, a cavallo
della speranza e della fatica
gireremo le lancette fino all’ora giusta.

Non ho paura del buio, sorella:
facciamo luce.

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Non riesco a dormire

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Seduto sugli angoli della mia bocca
starai comodo tra le mie risa
e le mie smorfie contenute nelle righe:
sarai vento, pasta, dentifricio,
dimenticherò il tuo nome
e dei miei capelli non avrai memoria

danzerai sulle mie labbra di baci
per altri, fremito senza ragioni
esitazione – all’improvviso, ma
senza più il diritto a un nome proprio.

Sarai il blu sulle pareti, i Baci Perugina,
la carta stagnola, i numeri pari sul display;
ma un giorno anche film che non avrai visto
e amari che non avrai bevuto.

Però sarai. Sempre.
Ed io sempre avrò posto nei tuoi fallimenti,
costola dello sguardo con cui ami un’altra.

Non so odiarti per questo.

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Camera con vista

Camera con vista

Vieni a dividere uno sguardo,
a sgranare l’immagine
calibrando l’obiettivo,
pizzica ogni riserva e
suona il mio canto segreto.

Aprimi il cielo con un morso
come una mela tagliata a metà
assembla il mio sudore nel tempo
fammi regina del respiro
musa del tuo odore di muschio.

La mia anima è nel corpo
pallido morbido umido corpo
nessuna parola
o dono saprà cavarla fuori
soltanto un altro
corpo di sensi e vene di sole.

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