La strategia di chi non calza ai piedi
le mie stesse scarpe, di chi non combatte
la mia stessa battaglia, la sua falange
apparecchiata leziosa per il tè
– scelta a caso o con studio
per vincere la guerra di quel giorno,
per raccontarsi un’epica in divenire,
per rigirare la lama delle viscere
verso l’esterno, all’attacco,
o, più semplicemente, disposta
per tirare a campare, ancora
quel poco – non è affar mio.
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